Pyrgi

PYRGY

Porta d’Etruria, luogo di accoglienza e integrazione dello straniero

L’insediamento di Pyrgi nasce sulla base di un preciso programma di organizzazione territoriale messo in atto da Caere (odierna Cerveteri) che, dalla fine del VII sec. a.C., predilige questo come suo porto principale.


Vera porta d’Etruria per chi naviga da Sud, il sito viene a costituire un forte polo di attrazione per gli stranieri, grazie anche alla presenza di un importante santuario affacciato sul mare.


Il Santuario

Indagato dalla Sapienza Università di Roma a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, in stretta collaborazione con la Soprintendenza, questo complesso sacro si compone di due aree distinte, in origine separate da un corso d’acqua: il Santuario Monumentale e il Santuario Meridionale.


Il Tempio B e l’edificio delle Venti celle

La prima area sacra viene monumentalizzata intorno al 510 a.C. con la creazione di un tempio, denominato B, con una sola cella circondata da un colonnato, inserito, con altre strutture sacre (area C, edificio delle Venti Celle) all’interno di un recinto delimitato da un muro.

Le lamine d’oro della porta del tempio


Preziosa la testimonianza fornita dalle tre lamine d’oro originariamente affisse sugli stipiti della porta del tempio: iscritte con due testi in etrusco e uno in fenicio - un vero e proprio documento bilingue - esse menzionano la dedica dell’area sacra da parte di Thefarie Velianas, re-tiranno di Caere e promotore del progetto di monumentalizzazione, e ne ricordando la divinità titolare, Uni (in greco Hera), assimilata alla dea fenicia Astarte.


Le lamine, oltre a darci informazioni sulla fondazione del santuario e sull’identità del personaggio che deteneva il potere nella città madre, costituiscono un eccezionale documento relativo ai rapporti tra Etruschi e Cartaginesi, confermando la straordinaria multiculturalità di Caere e il suo pieno inserimento nella più vasta realtà mediterranea.


Il Tempio A

Quasi cinquanta anni dopo (470-460 a.C.), l’area sacra viene raddoppiata con la costruzione di un tempio a tre celle con colonne sulla fronte: il tempio A.


Intorno alla metà del IV sec. a.C. la fronte rivolta verso il mare, quindi verso i naviganti, accoglie una decorazione in terracotta che mette in scena un mito volto ad indicare, ancora una volta, l’apertura nei confronti dello straniero: la tutela offerta da Eracle a Leucothea e al figlio Palemone, perseguitati da Hera.


Il Santuario meridionale


Si tratta un’area sacra completamente diversa sul piano dell’organizzazione degli spazi, con edifici strutturalmente modesti e azioni di culto gravitanti soprattutto su altari di pietre cui sono correlati nuclei di offerte. Si tratta di un luogo nel quale è possibile cogliere i segni di una frequentazione greca che, sebbene minoritaria, coesiste e si integra con quella locale: le iscrizioni dimostrano che il culto è rivolto a una coppia di divinità infere, Cavatha e Śuri, la prima assimilata dai Greci a Kore/Persefone o Demetra, il secondo a un Apollo infero, ovvero a Ade, sposo di Persefone.


La fisionomia del santuario è quella tipica di un asylum, ovvero di un luogo di accoglienza per antonomasia: da qui infatti, gli stranieri arrivati via mare e desiderosi di ricevere ospitalità in terra etrusca si incamminavano verso Caere, dopo aver offerto doni alla coppia divina ed essersi messi sotto la sua protezione.

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